Canta che ti passa!

 

Cantare fa bene. Dilata i vasi sanguigni e previene ictus e infarti. A renderlo noto un gruppo di ricercatori e lo confermano i dati: la gente che tende l’orecchio la propria musica preferita, ottiene una dilatazione dei vasi sanguigni, alla stessa maniera di quando si ride o si assumono medicinali specifici. Ora: dato per vero la frase fatta che il “ridere fa buon sangue”, chi l’avrebbe mai detto che un vinile può prendere il posto delle statine? “Abbiamo un effetto piuttosto impressionante”, spiega il dottor Michael Miller, direttore di cardiologia preventiva all’University of Maryland Medical Center di Baltimora. “I vasi si aprono in modo significativo, nello stesso modo in cui fanno con attività come l’esercizio fisico”. Un effetto simile si nota anche con i farmaci specifici per il cuore, come le statine. Quando i vasi sanguigni si aprono di più, il sangue circola più fluidamente e ci sono meno probabilità che si formino grumi, responsabili di ictus e infarti. Vasi elastici resistono di più anche all’arterosclerosi. “Non diciamo di smettere di prendere le statine o di non fare esercizio, ma ciò si aggiunge ad un programma globale per la salute cardiaca”, conclude Miller. Il suo team ha preso un campione di 10 uomini e donne non fumatori e in buona salute. Gli era stato detto di presentarsi in laboratorio portandosi dietro le loro musiche preferite. I volontari hanno poi trascorso mezz’ora ascoltando le registrazione. E un’altra mezz’ora ascoltando invece musica che loro consideravano ansiogena. Tutto sotto monitoraggio. Risultato? Il diametro dei vasi è aumentato del 26% in media quando i volontari ascoltavano la musica preferita, contro un restringimento del 6% registrato mentre ascoltavano musica non gradita.

Ridere e cantare sono due medicine a costo zero. Non costano nulla. Aiutano però la pressione arteriosa e combattono il dolore cronico. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Arthritis Care & Research dagli esperti guidati da Nina Niu, ricercatrice dell’Harvard Medical School di Boston (Usa), secondo cui i pazienti che non rispondono alle terapie farmacologiche, potrebbero trovare nel canto un’alternativa valida e priva di effetti collaterali. Già 20 minuti di canto sono riusciti a mantenere la pressione bassa per diverse ore. Il giorno successivo al ”trattamento canterino” la paziente ha potuto sottoporsi all’intervento, che è stato eseguito con successo. ”Cantare è semplice, sicuro e gratuito. I pazienti dovrebbero essere incoraggiati a farlo se lo desiderano” afferma Niu, che sottolinea come lo studio, anche se riguarda un singolo caso di una signora di 76 anni che doveva operarsi a un ginocchio, dimostra l’efficacia del canto contro ipertensione e dolore, anche se precisa che, ”per essere formalmente considerata una terapia alternativa, necessita di studi più ampi”

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