Cos’è l’osteoporosi? Possiamo prevenirla? Ecco tutte le risposte

Lo scheletro è formato da oltre 200 ossa ed è la struttura portante del corpo assieme a muscoli e legamenti. L’osso è un’impalcatura di proteine, sulla quale avviene una deposizione di minerali, prevalentemente calcio e fosforo. Macroscopicamente, nell’osso vi è una parte più compatta (osso corticale) e una più spugnosa, simile ad un “merletto tridimensionale”, formato da sottili lamelle dette trabecole (osso trabecolare). L’osso non è una struttura statica ma dinamica, in continuo rimaneggiamento. L’osso è “vivo” e costantemente nutrito dal sangue, che trasporta sempre nuovo materiale. Vi è un’incessante deposizione di nuovo osso e un’altrettanto continua distruzione di osso “invecchiato”. Complessi meccanismi, non ancora completamente conosciuti, guidano la deposizione di nuove proteine e nuovi minerali, in un equilibrio che si mantiene fino in età matura, nel soggetto normale. E’ il continuo rinnovamento che permette  all’osso di svolgere la sua funzione di sostegno, garantendo solidità ed elasticità. Altra funzione importantissima dello scheletro è di essere una vera  banca del calcio, minerale indispensabile per varie funzioni dell’organismo, dalla contrazione muscolare all’attività nervosa e cardiaca. Il calcio è prelevabile dall’osso in qualunque momento, per  mantenere stabili i livelli nel sangue. Ognuno ha il proprio conto nella banca del calcio con entrate (alimentari) e uscite (per le esigenze dell’organismo e come perdite, “obbligatorie”, nelle urine e nel sudore). A livello microscopico, i cassieri della banca, che regolano entrate e uscite sono due tipi di cellula, osteoblasta e osteoclasta, responsabili rispettivamente dei versamenti e dei prelievi di calcio dalla “banca”.

Sull’attività equilibrata di osteoblasti e osteoclasti si basa  la solidità della banca dell’osso. Purtroppo, in alcune condizioni, tra le qualimenopausa e invecchiamento. l’attività dei “cassieri” si modifica : gli osteoclasti iniziano a lavorare di più, aumentando la demolizione ossea, mentre gli osteoblasti lavorano di meno e non riescono a rimpiazzare le perdite. Il risultato può essere la creazione di cavità (porosi)  nelle delicate lamelle ossee (trabecole) o il loro progressivo assottigliamento. In linea generale, quanto maggiore la quantità di osso perduta, tanto più fragile diventerà l’osso stesso e tanto più  aumenterà il rischio di frattura.

Altri fattori, come qualità dell’osso, costituzione genetica etc., contribuiscono all’aumento del rischio di frattura, ma la quantità di massa ossea ha una importanza  fondamentale. Se la perdita di massa ossea si ha in entrambi i sessi a causa dell’invecchiamento, la donna ha un problema in più: la menopausa. Al momento della menopausa si ha infatti una netta riduzione del livello degli ormoni prodotti dalle ovaie, gliestrogeni, che, tra le loro varie funzioni, hanno anche quella di tenere sottocontrollo l’attività degliosteoclasti, i “cassieri delle uscite”. Non più controllati, gli osteoclasti lavorano di più, specie nei primi anni dopo la menopausa, e la perdita di massa ossea accelera. Questo non avviene in ugual misura in tutte le donne, alcune hanno una perdita più accelerata di altre e, in futuro, avendo una massa ossea inferiore, saranno più esposte al rischio di frattura.

Ma in che punto avviene, di solito, la frattura ? Poiché l’azione degli osteoclasti è maggiore sull’osso trabecolare, la frattura avviene più comunemente nelle zone che contengono più osso trabecolare : vertebre, collo del femore e polso. Se la frattura del polso provoca solo invalidità temporanea, più temute, per la variazione di qualità della vita e il potenziale aumento di mortalità, sono le fratture delle vertebre e, soprattutto, quelle del femore. Il numero di fratture è statisticamente in aumento, per il progressivo incremento della vita media, con aumento  della percentuale di popolazione al di sopra dei 65 anni (soprattutto quella femminile). Questo comporta un aumento della spesa sanitaria,  soprattutto per le fratture di femore, in tempi di scarsa  disponibilità della spesa pubblica. Per queste ragioni, l’osteoporosi è diventata un problema dai risvolti economici e sociali rilevanti, tanto da propornel’inserimento nell’elenco delle malattie croniche invalidanti e tra gli obiettivi prioritari della prevenzione. Quest’ultima si propone di individuare (e possibilmente curare), quelle donne (circa 1 su 4) che hanno una maggior tendenza a perdere massa ossea.

Una diagnosi precoce e un trattamento efficace evitano un certo numero di fratture, così come il controllo  dei livelli di colesterolo nella popolazione generale riduce l’incidenza di malattie dell’apparato cardiovascolare. L’osteoporosi non si crea in pochi giorni o in pochi mesi. E’ un processo lento, i cui presupposti sono talora presenti fin dall’età giovanile. Vi sono regole di prevenzione valide, con le debite proporzioni, per qualunque età, come un’adeguata assunzione di calcio, una corretta esposizione ai raggi solari (nella pelle si forma la vitamina D necessaria per il metabolismo del calcio), una buona attività fisica (anche il semplice camminare “stimola” l’osso), l’evitare il fumo e l’eccesso di alcool.

La diagnostica dell’osteoporosi si avvale, come strumento principale e maggiormente accurato, della densitometria ossea. Il sistema di misura che viene considerato di riferimento (il cosiddetto gold standard) per questa metodica è quello a doppio fotone X, che usa una  bassissima dose di raggi X, esaminando la colonna lombare e le regioni femorali, cioè le regioni più a rischio. La misurazione della massa ossea, in queste sedi e con  questa metodica, è stata utilizzata come base per la definizione e la classificazione dell’osteoporosi da parte  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Al Poliambulatorio Oberdan eseguiamo la Densitometria Ossea e ci avvaliamo della collaborazione di un medico endocrinologo, il Dott. Karamouzis Ioannis.

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